78rpm disc COLUMBIA La Legenda del Piave (E.A.Mario) Raoul Romito USA

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DISCO 78 GIRI 78 RPM  COLUMBIA  (USA) Verde

diametro/diameter

25cm 10"

 n.catalogo/

catalogue number 

 E 7133

lato A/side A:  LA LEGGENDA DEL PIAVE

Raoul Romito (ten.) e Coro 87281

lato B/side B:  LA MONACA

Fortunata Cleva (sopr.) e Coro

86704

Stato del disco/general state of the record:  E-      dettagli/dettails (in italian): //

822

E. A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta (Napoli, 5 maggio 1884 – Napoli, 24 giugno 1961), è stato un paroliere e compositore italiano, autore di numerose canzoni di grande successo, come La canzone del Piave[1]. Alcuni brani furono composti in lingua italiana, altri in lingua napoletana; di essi, quasi sempre, scriveva sia i testi che la musica.

È sicuramente da annoverare, insieme a Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo e Libero Bovio, tra i massimi esponenti della canzone napoletana della prima metà del Novecento ed uno dei protagonisti indiscussi della canzone italiana dal primo dopoguerra agli anni cinquanta, sia per la grandissima produzione - dovuta alla sua felice ed inesauribile vena poetica - che alla qualità delle sue opere.

Il futuro E. A. Mario nacque da una modesta e povera famiglia di Pellezzano il 5 maggio 1884, in un basso di Vico Tutti i Santi, in uno dei quartieri più popolari della città, quartiere Vicaria. Il padre, Michele Gaeta, era barbiere e la madre, Maria della Monica, una casalinga. Il retrobottega della barberia del padre era tutta la loro casa. Un locale dove vivevano molte persone di famiglia; il fratello Ciccillo, le sorelle Agata e Anna, lui, la madre ed il padre. In altre due piccole stanzette, tre zie ed uno zio. Si sposò nel 1919 con Adelina, figlia di un'attrice molto famosa all'epoca, Leonilde Gaglianone. Il loro fidanzamento fu brevissimo, durò infatti appena tre mesi. Dal loro matrimonio nacquero poi tre figlie; Delia, Italia e Bruna. In giovinezza frequentò un altro grande poeta e commediografo napoletano, da cui fu assai benvoluto, Eduardo Scarpetta, genitore dei fratelli Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Collaborò molto con il massimo editore napoletano dell'epoca; Ferdinando Bideri, che fu editore anche di Gabriele D'Annunzio. Non divenne mai ricco, poiché assai presto, per esigenze familiari e soprattutto a causa di una grave malattia della moglie, decise di vendere a una casa editrice di Milano i diritti di tutte le sue canzoni, dei quali ricevette, negli anni successivi, solo una piccolissima percentuale.

Fu un appassionato e accanito lettore di libri, specialmente storici, e così riuscì a formarsi una cultura assai ricca e pluridisciplinare.

Un suo vezzo era, di tanto in tanto, arricchire la sua dialettica con citazioni sempre precise.

In gioventù si iscrisse all'Istituto nautico ma, poiché le tasse scolastiche risultavano troppo impegnative per la modesta economia familiare, non poté mai concludere gli studi e diventare capitano di lungo corso.

Il mandolino

Elvira Donnarumma, E. A. Mario, con il mandolino, nel 1925

Quando aveva circa dieci anni, un posteggiatore, entrato nel negozio di barbiere del padre, dimenticò un mandolino sulla sedia e, grazie a quello strumento, che prese a strimpellare da solo, iniziò a suonare e iniziò comporre le prime melodie. Apprese poi a suonare bene il mandolino e imparò a leggere la musica da autodidatta grazie a una pubblicazione settimanale della Casa Editrice Sonzogno, "La musica senza maestro". L'intera raccolta è tuttora in possesso della figlia Bruna. Molti lo chiamavano "maestro" ma, lui, pur essendolo di fatto divenuto musicista, si schermiva dicendo di non esserlo. Egli componeva la melodia, l'armonia completa di motivo, e in seguito un maestro esperto trascriveva le partiture senza cambiare quasi mai nulla del motivo originale, sui testi precisi nel ritmo che, già all'abbozzo, risultavano perfetti e facili da trascrivere sul pentagramma.

Il lavoro alle Poste

Giovanissimo si impiegò nelle Regie Poste Italiane a Napoli, lavorando negli uffici di Palazzo Gravina, nella zona di Monteoliveto, vecchia sede delle Poste Napoletane, dove - alcuni anni prima di lui - aveva lavorato come telegrafista una grande scrittrice napoletana, Matilde Serao.

Gaeta fu assegnato allo sportello delle raccomandate e dei vaglia, dove, dopo poco tempo, fece un incontro fortunato. Un giorno, riconobbe davanti a lui, avendone letto il cognome come mittente di una raccomandata, il musicista Raffaele Segrè, noto compositore di canzonette dell'epoca. Con la sfrontatezza e la sincerità propria del suo carattere e della sua giovanissima età, ebbe a dirgli: «Maestro, le vostre musiche sono bellissime ma i testi sono tante papucchielle!». Il musicista, risentito, stava quasi per rispondergli in malo modo ma le molte persone presenti e i colleghi del poeta, che già lo conoscevano molto bene, gli fecero capire che il ragazzo era molto bravo poeticamente: «Professò, chisto è uno ca 'e poesia se ne intende!». Il Segrè allora, preso da un'istintiva simpatia, gli lanciò una sfida: «Facimme 'na cosa, scrivetemi voi un testo, una poesia, e io, se sarà bella, ve la musicherò!».

Fu così che nacque la sua prima canzone in lingua napoletana, "Cara mamma", pubblicata dalla Casa editrice Ricordi.

L'inizio dell'attività di poeta

E. A. Mario

La sua attività di poeta iniziò nel 1902 a Genova e a Bergamo. A Genova conobbe Alessandro Sacheri, giornalista e redattore capo del "Il Lavoro" che, resosi conto del valore del giovanotto (aveva diciotto anni), gli diede il suo primo lavoro da giornalista. Il giovane talento scelse di utilizzare lo pseudonimo di "Hermes" utilizzato alternativamente con "Ermes".

Grazie alla cultura molto varia che si era costruito attraverso la lettura, era in grado di scrivere e pubblicare articoli su vari argomenti. Dalle Poste fu successivamente allontanato per "scarso rendimento", poiché l'impiegato postale Giovanni Gaeta si era assentato assai spesso, in apparenza senza giusti motivi. Successivamente, accertato che Giovanni Gaeta altri non era che il celebre E. A. Mario, fu reintegrato perché tutti erano orgogliosi di lui. E nell'amministrazione postale continuò a lavorare per tutta la vita.

Alla sua notevole cultura letteraria e musicale, unì un carattere generoso e sensibile, il che gli meritò grande stima e affetto da parte di tutti coloro che ebbero modo di frequentarlo.

Le sue composizioni furono anche oggetto di imitazioni: Totò, agli inizi della carriera, compose e recitò "Vicoli", una parodia della canzone "Vipera" di E. A. Mario.

"La canzone del Piave"

Monumento sul Montello

Nel 1918, nella notte del 23 giugno, poco dopo il termine della battaglia del solstizio, in seguito alla resistenza e alla vittoria italiana sul Piave, scrisse di getto i versi e la musica de La canzone del Piave, che gli procurò subito una grande notorietà.[1] La canzone servì a risollevare il morale dei soldati, e lo stesso comandante in capo Gen. Armando Diaz gli telegrafò per fargli sapere che la sua canzone era servita a dare coraggio ai nostri soldati e ad aiutare lo sforzo bellico "più di un generale".

La canzone fu considerata una sorta di inno nazionale, poiché esprimeva la rabbia e l'amarezza per la disfatta di Caporetto e l'orgoglio per la riscossa sul fronte veneto.

In particolare, nel periodo costituzionale transitorio durante la fase conclusiva della seconda guerra mondiale, la canzone fu adottata provvisoriamente come inno nazionale italiano[2][3].

In seguito, ad Alcide De Gasperi, che l'aveva convocato a Roma, per chiedergli di scrivere l'inno ufficiale per la Democrazia Cristiana, facendogli intendere che avrebbe, con grande piacere, appoggiato la candidatura della sua canzone nella scelta dell'inno definitivo, E. A. Mario rispose che non se la sentiva di scrivere qualcosa su commissione, perché componeva solo per ispirazione. Lo statista trentino si offese, e sostenne invece l'Inno di Mameli.

Egli volle rendere un tributo alla amata Patria: di tutte le medaglie che aveva ricevuto dai comuni interessati, le prime cento le donò "alla Patria", assieme alle fedi nuziali sua e di sua moglie, nel novembre del 1941. Le altre che gli restarono furono poi rubate dopo la sua morte, nel maggio 1974 nella casa di una delle figlie, esclusa la Commenda in oro che gli aveva consegnato il re Vittorio Emanuele ed i gemelli in oro donati dall'ex re Umberto II in occasione del suo settantesimo compleanno. Questi cimeli sono attualmente conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli, Lucchesi Palli, nella sala a lui intitolata e dedicata.

La canzone del Piave è stata riproposta come inno nazionale il 21 luglio del 2008 da Umberto Bossi.

Lo pseudonimo

Nel 1904, Giovanni Gaeta adottò per la prima volta lo pseudonimo di E. A. Mario, che gli avrebbe poi portato tanta fortuna facendolo diventare famoso in tutto il mondo con le sue canzoni. Il suo nome d'arte E. A. Mario, è la composizione di varie scelte.

“E” deriva dal suo primo pseudonimo Ermes (o Ermete), “A” fu scelto come segno di riconoscimento e stima verso Alessandro Sacheri, giornalista e scrittore, suo amico fraterno, nonché caporedattore del giornale Il Lavoro di Genova, che gli pubblicò i primi lavori di scrittore. Mario stava ad indicare il patriota Alberto Mario, che fu suo idolo nella giovinezza, trascorsa con grande passione mazziniana e, forse, anche perché gli piaceva lo pseudonimo con il quale si firmava la poetessa polacca, direttrice del periodico Il Ventesimo di Bergamo Maria Clarvy. Il suo pseudonimo fu adottato per la prima volta nel 1904, nella pubblicazione della sua prima canzone, in napoletano, intitolata Cara mammá, della quale si è detto in precedenza presso l'Editore Ricordi di Milano.

Mazzini

Agli inizi della carriera, era solito firmare i suoi lavori con il suo vero nome, Giovanni Gaeta. Nutriva in quel periodo, una grande ammirazione per il Carducci e per Mazzini, ai quali spesso dedicava i suoi versi.

Una delle sue prime composizioni in lingua, nel 1905, fu proprio la Canzone a Mazzini, con prefazione della poetessa veneta Vittoria Aganoor Pompilj, un poemetto di 999 novenari, che gli procurò anche un “amichevole richiamo” da Mario Rapisardi, appassionato mazziniano.

Ciò però non lo distolse dal desiderio di portare la prima copia del suo lavoro, direttamente sulla tomba di Mazzini a Staglieno, in segno di grande ammirazione.

Un aneddoto narra di quando, nel 1922, venne convocato al Quirinale dal re Vittorio Emanuele III in occasione dell'inaugurazione del Vittoriano, e non seppe trattenersi dal professare apertamente in faccia al sovrano la sua fede repubblicana e mazziniana. Il re, che evidentemente quel giorno era di buon umore, gli rispose: «Vi sono parecchi repubblicani che, come lei, hanno reso grandi servigi alla monarchia!», e lo nominò commendatore.[5]

Una vena inesauribile[modifica | modifica wikitesto]

Nella sua attività di poeta e compositore, esplose tutta la carica vulcanica della sua viscerale napoletanità. Nella sua lunga carriera, scrisse oltre 2.000 canzoni e molte di queste le musicò anche.

La versatilità del suo genio artistico, lo portava a toccare, con eguale abilità, tutte le varie sfaccettature di quel prisma luminoso che è l'arte letteraria; saggi storici, novelle, poesie, canzoni.

La sua passione per le poesie e la sua vena ricca ed inesauribile, oltre che di grandissimo spessore e qualità, finezza ed originalità, lo portarono ad essere, nella storia della letteratura partenopea, uno degli autori più produttivi e fecondi; un gigante ed un punto di riferimento, diventando poi, con il tempo, un vero monumento artistico.

Le incisioni famose

Incisioni famose di sue canzoni sono, le interpretazioni di Santa Lucia luntana di Enrico Caruso, Beniamino Gigli, Franco Ricci, Gilda Mignonette, Francesco Albanese, registrate sui vecchi dischi a 78 giri.

In seguito molte delle sue canzoni più famose, vennero registrate ed interpretate dai più grandi tenori di tutti i tempi, quali, tra gli altri; Giuseppe Di Stefano, Mario Del Monaco, José Carreras, Plácido Domingo, fino al grande Luciano Pavarotti.

Le sue canzoni hanno fatto parte del repertorio dei maggiori cantanti napoletani di varie generazioni, da Massimo Ranieri a Mario Merola, da Peppino di Capri a Roberto Murolo, Mario Abbate, Sergio Bruni, Bruno Venturini e tanti altri ancora.

Tammurriata nera[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Tammurriata nera.

La famosa canzone Tammurriata nera, della quale E. A. Mario compose la musica, nacque da una circostanza assai curiosa avvenuta nel 1945. Edoardo Nicolardi, amico di E. A. Mario, nonché dirigente amministrativo del famoso ospedale napoletano Loreto Mare, un giorno vide un particolare trambusto nel reparto maternità. Ciò che suscitò tanta meraviglia fu una ragazza napoletana che aveva partorito un bambino di colore. Il caso però non rimase isolato, vi furono altre ragazze che partorirono bambini frutto di relazioni con soldati afro-americani.

Quando la sera i due amici si ritrovarono a casa di E. A. Mario, (i due, oltre che essere amici e colleghi, stavano per diventare anche consuoceri, poiché Italia, terza figlia di E. A. Mario, doveva di lì a poco sposare Ottavio, figlio del Nicolardi), si resero subito conto della svolta epocale che quel fatto rappresentava ed E. A. Mario esclamò commosso: "È 'na mamma curaggiosa! È 'na mamma chiena 'e core! Edua', facimmo 'sta canzone!". E fu così che sull'onda della commozione, con spirito partenopeo, sull'immediatezza dei versi del Nicolardi, dettati di getto, e l'istintiva melodia di E. A. Mario, nacque quella canzone diventata poi famosa.

La Commenda della Corona[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1922, il re Vittorio Emanuele espresse il desiderio di conoscerlo, avendo avuto modo di ascoltare per la prima volta La leggenda del Piave, in occasione dell'arrivo al Vittoriano, a Roma, della salma del Milite Ignoto.

E fu in quella occasione che il Re, entusiasta, chiese chi fosse l'autore e lo convocò al Quirinale.

Saputo che l'autore era un impiegato delle Regie Poste Italiane, diede l'incarico al ministro delle Poste Giuffrida, che con orgoglioso interessamento lo fece cercare. Il poeta si presentò al Quirinale, al cospetto del Re che gli conferì personalmente l'onorificenza insignendolo della Commenda della Corona, assieme alla sua ammirazione e a parole di lode.

Quando per strada incontrava dei soldati, questi gli facevano il saluto militare.

A Santa Croce del Montello (TV), il carillon del campanile, suona ancora oggi, ad ogni mezzogiorno, le note de La leggenda del Piave.

La fine

L'ultima sua abitazione, in affitto, fu in viale Elena, oggi viale Antonio Gramsci, dove poi morì. A ricordarlo vi è affissa una lapide. La moglie morì pochi mesi prima di lui. Le figlie, giacché il poeta era molto malato, per non dargli un ulteriore dispiacere, gli nascosero la morte della moglie, conoscendo il suo profondo affetto per lei e lo trasferirono al piano inferiore, nell'abitazione dell'altra figlia. Inizialmente non riusciva a comprendere perché non potesse vedere la moglie ma, dopo pochi giorni, capì e disse: «Adelina è finita, è vero?». Da quel momento, smise di parlare e incominciò a lasciarsi morire piano piano.

Si spense il 24 giugno 1961, giorno del suo onomastico. Aveva settantasette anni.

Un'altra targa che ricorda uno dei suoi più grandi successi mondiali, oltre che l'emigrazione di tanti napoletani, è quella fatta apporre sopra la scaletta del Borgo Marinari, sulla quale sono incisi solo i primi due versi di “Santa Lucia luntana”.

In molte città italiane esistono oggi, strade, piazze e scuole che ricordano il poeta E.A. Mario.

Le sue canzoni, specie quelle napoletane, sono divenute famose e hanno dato un notevole contributo alla diffusione della musica partenopea in tutto il mondo.

Le sue opere

Circa 2.000 canzoni

Raccolte di poesie e poemetti

Acqua chiara (Prima raccolta di poesie) (1908 – 1918) Illustrazioni di E.A. Macchia. Edizioni Matelda.

Cerase (Sonetti) Edizioni Remo Sandron.

Vangelo (Poesie) Edizioni Albrighi-Segati & C.

Il libro grigioverde' (Raccolta di canzoni di trincea). Edizioni E.A. Mario Napoli.

Parentali (Poema storico musicale in due atti). Edizioni E.A. Mario. Napoli.

'E rrose (Attounico dialettale) Illustrazioni P. Scoppetta e G. Spagnolo. Editrice Bideri. Napoli

Albero piccerillo (Raccolta di poesie). E. Chiurazzi Editore. Napoli 1930.

Funtane e funtanelle (Pubblicato postumo). Morano Editore.

'A storia d' 'o core. Istituto Grafico Editoriale Italiano.

All'insegna della Sirena (doppia edizione) Edizioni Chiurazzi 1930. Istituto Grafico Editoriale Italiano.

Cunfiette (Poemetto autobiografico). Edizioni Matelda.

Cunfessione (Poemetto con prefazione di A. Costagliola). Editrice Matelda.

'A Morte (Poemetto con illustr. Di Amos Scorzon). Editrice Matelda.

Mamme (Quattro episodi – Quattro atti dialettali). Illustr. di E.A. Macchia. Editrice Matelda.

'O Quarantotto (Poemetto).

Il fu Pulcinelle

'O libro d' 'e canzone

da https://it.wikipedia.org/wiki/E._A._Mario

 

             

   

  

 

 

 

Le condizioni dei dischi sono valutate visualmente, lo scopo dell’utilizzo di questa tabella è cercare di  rispecchiare lo stato reale degli stessi nel modo più oggettivo possibile. Chi ha la necessità di una perizia molto accurata del disco è invitato a farne domanda. / The conditions for the disks are evaluated visually, the purpose of using this table is to try to reflect the real state of the same as objectively as possible. Who needs a very careful appraisal of the disc is invited to write to me.

STATO  GENERALE DEL DISCO/GENERAL STATE

Mnemonico

Spiegazione/ explanation

New

Disco probabilmente mai suonato e nuovo. Nessuna minima imperfezione neanche dopo un osservazione accurata. Davvero arduo trovare un 78 giri in questo stato, rimanenza di magazzino oppure di archivio.

New and maybe never played disc. There is no defect, even after an accurate check. It is very hard to find a 78 rpm in such a condition, probably a left-over stock.

E+

Disco perfetto per l’ascolto ed eccellente anche per l’archivio considerando i 50 o 100 anni dalla fabbricazione.. La superficie non mostra graffietti. Il disco è stato sicuramente ascoltato delle volte ma con cura. Nessun segno della punta se non guardando attentamente il bordo esterno dove si appoggia la stessa. Eventuali dettagli sono specificati.

The disc is perfect for listening and excellent for archiving, though it was issued over 50 or 100 years ago. The surface does not show scratches. The disc was surely played some times, but with care. There is no evidence of pick-up use, but only watching at the external edge where the the pick-up is lifted down. Any details are specified.

E

Disco ottimo per l’ascolto e adatto anche ad archivio. La superficie può avere una lieve usura e/o alcuni graffietti molto superficiali. Il disco è stato ascoltato delle volte ma conservato con cura. Alcuni segni dell’età sull’etichetta. Eventuali dettagli sono specificati.

The disc is very good for listening and for archiving too. The surface may show light wear and/or some surface scratches. The disc was played some times, but saved with care. There some signs of age on the label. Any details are specified.

E-

Disco più che soddisfacente per il piacere dell’ascolto ma sicuramente un pò vissuto. La superficie mostra un degrado delle tracce e dei graffietti. Segni del tempo o di punta sull’etichetta. Il rumore di fondo è presente ma trascurabile. Eventuali dettagli sono specificati.

The disc is more than satisfying for listening pleasure, but surely a little bit used. The surface shows a deterioration of the grooves and some scratches, with signs of age or of the pick-up on the label. The background noise is present, but negligible. Any details are specified.

VG

Disco piacevole da ascoltare sul grammofono ma con un rumore di fondo sempre presente. Etichetta segnata e possibilità che alcune scritte non siano completamente leggibili. Usura e segnature chiaramente visibili e frequenti a colpo d’occhio senza necessità di osservazione ad illuminazione diretta.

The disc is pleasant for listening on the turntable, but with always present background noise. The label shows some marks and there is the possibility that some notices are not completely readable. Wear and marks are frequent and clearly visible with no necessity of observation with direct lighting.

G

Usura molto marcata e rumore di fondo allo stesso livello della registrazione. Graffi pesanti, bozzature del  bordo esterno. Etichetta molto scolorita o comunque rovinata. Ascolto possibile ma seriamente infastidito.

The wear is very high, and the background noise is ta the same level as recording. There are deep scratches and swelling on the externa edge. The label is discoloured or weared. The listening is possible, but seriously disturbed.

Poor

L’ascolto completo non è impedito ma è seriamente guastato. Grande usura e superficie molto segnata, rotture pesanti,  segni di punta sui solchi davvero fastidiosi. Dischi in queste condizioni li listiamo molto raramente ovvero solo se si tratta di incisioni ritenute particolarmente ‘importanti’ o rare.

Complete listening is not hampered but seriously disturbed. The wear is high and the surface is marked a lot. There are irritating marks of the pick-up on the grooves. We seldom sell discs in such a condition, only in case of important or rare recordings.

 

 

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Sono collezionista di dischi 78 giri italiani di marce militari, canti e inni patriottici, politici, futuristi e pubblicitar i, musica leggera cantata del periodo 1895-1945, arie d'opera di inizio secolo (per la lirica, specialmente etichette BERLINER, ZONOFONO, ANKER RECORD, FONOTIPIA, FONOGRAFIA NAZIONALE, FAVORITE RECORD, G&T (GRAMOPHONE MONARCH/CONCER), SOCIETà FONOGRAFICA NAPOLETANA, PHATè.

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